venerdì 9 gennaio 2015

Futuro, silenzio, niente



“” Tre parole: futuro, silenzio e niente””.

Solo tre parole, ma non è il loro suono che  mi interessa e ne tanto meno è un gioco di parole. Le parole si sa, hanno un significato, lo includono in sé.  Leggendo in successione, le tre parole “”futuro, silenzio, niente”” vediamo che costituiscono una specie di percorso tragico, come una sintesi del destino che con il trascorrere del tempo spetta a tutti gli esseri viventi.

Come fa tuttavia la parola futuro a indicare davvero il futuroCioè qualcosa che sarà. Se per pronunciarla occorre un tempo, e la sillaba “fu” risulta infatti già passata, quando si sta pronunciando la sillaba finale “ro”. E che dire di silenzio? Come si fa ad esprimere con la voce una parola che contiene in se l’assenza di ogni suono? Non è un controsenso? Infine niente, non può esserci nessuna parola per designare il nulla, perché il nulla è per definizione l’assenza  del tutto, e la parola è già in se qualcosa. Perciò quando si dice niente si crea qualcosa che con il nulla non può avere a che fare.

Dunque risulta evidente che ci sono cose che non si possono esprimere con le parole, e queste tre parole ne sono la conferma, proprio perché negano ciò che affermano, o meglio, sono in se la contraddizione del concetto espresso.

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