martedì 30 settembre 2014

UMANA … MENTE


“”Il vero miracolo non è volare in aria o camminare sulle acque, ma camminare sulla terra””.  Recita un Detto Zen
 

Molti di noi, lungo il proprio cammino, rincorrono  effetti speciali e soprannaturali,  mentre sembrano dimenticare le azioni più comuni, quelle azioni che rappresentano qualcosa di miracoloso, alienate, da quel prodigio che solitamente osiamo chiamare vita. Queste riflessioni  costituiscono l'esperienza quotidiana ed evidenzia l'esistenza di una realtà di fondo comune a tutti gli esseri  umani,  grazie alla quale essi possono riconoscersi come tali.



L’aspetto più raccapricciante è rappresentato dai giovani, l’argilla del futuro,  che si sta plasmando in maniera errata. Tanti si lasciano influenzare  da effetti speciali, rimangono abbagliati, ma tanti non ne capiscono neanche il significato. Vedi l’esempio pratico del mito di “”Che Guevara””,  il simbolo rivoluzionario per eccellenza, tutti sanno chi è, perché la moda lo vuole stampato sulle magliette, ma nessuno conosce le sue gesta. Allora non serve indignarsi se non siamo più capaci di lottare per una società migliore.


lunedì 22 settembre 2014

IL SORRISO


Erano alcuni giorni, che per causa di forza maggiore, non riuscivo a leggere i vari blog, ma stamattina, aprendo le notifiche ho letto una poesia profonda dedicata al ridere, voglio ringraziare +STAFANIA STEFANIA, e qui trovate il link al suo blog,
che mi ha dato la possibilità di riflettere su cosa sia il sorriso. 




Il sorriso …

… Il sorriso è il simbolo di un’amicizia
profonda Il simbolo di un sostegno.
Il sorriso arriva dopo la stanchezza,
dopo la tempesta.

Con il sorriso ritrovi il coraggio,
il sorriso è l’antidoto a tutte 
le nostre sofferenze.

Il sorriso è un bene che non si
Può comprare, ne prestare,
esso è un bene che a priori
si può solo donare.

Se poi incontrate colui
Che quel atteso sorriso
Non vi dona, non restate
Delusi ma date il vostro.

Perché nessuno ha tanto
Bisogno di un sorriso come
Colui che non è capace di

Donare.

lunedì 15 settembre 2014

LA “”PAROLA”” DI DIO E DELLA SCIENZA



Secondo la religione cristiana la vita dell’uomo è l’espressione di un progetto di Dio. E Dio ha parlato all’uomo per  svelargli questo progetto, per guidarlo verso la salvezza eterna. L’uomo ha la possibilità di ascoltare la parola di Dio e di meditarla attraverso la Bibbia. Le vicende in essa descritte non mirano a una cronaca dettagliata degli eventi, ma mirano, piuttosto a porre in risalto il senso di speranza e di sofferenza che percorre la vita degli uomini. Quello che essi fanno viene valutato nella chiave della pratica del bene e nel rispetto dei comandamenti.
Se con la parola Dio parla agli uomini, è con la preghiera che l’uomo parla a Dio. In fondo la preghiera è la disposizione del cuore a fare la volontà del Padre, e questa disposizione ha la capacità di cambiare la vita dei fedeli, ha la capacità di renderlo costante  nella pratica del bene.
La cultura religiosa attribuisce alla “”parola”” una forza che risulta poco rilevante per gli eventi scientifici. Anzi per essi “”la parola”” che non è un elemento quantificabile, è la cenerentola del processo scientifico, utile solo a trasmettere  informazioni non certo a produrre modificazioni della natura. L’acqua sgretola la roccia in virtù della sua capacità erosiva, le parole, per quante se ne dicano, non la scalfiscono neppure.

“”la parola””, è qualcosa di etereo che non ha peso, non può essere la causa certa di un risultato. La scienza usa “”la parola”” solo per spiegare in modo in modo circostanziato la diversità  fra conoscenza e fede, fra ciò che ha un valore oggettivo e ciò che ha un valore soggettivo.



venerdì 12 settembre 2014

IL “”CARROZZONE”” SCUOLA




Il pianeta scuola, quell’enorme “”carrozzone””, che interessa milioni di studenti è partito ufficialmente l’8 settembre in Trentino Alto Adige, fino al 17 settembre con gli studenti siciliani e pugliesi.

Una giornata particolare salutata con ansietà e timore da studenti grandi e piccini, genitori e insegnati. L' incontro con i docenti, con nuovi e vecchi compagni di classe, dopo la pausa estiva è sempre un rituale sacro, un momento importante, forse il più importante, denso di significato psicologico, umano e sociale. Un lungo viaggio di 209 giorni, costellato di gioie e dolori, sofferenze ed esaltazione certezze e incognite.

L’augurio di buon lavoro che formulo non è  un richiamo retorico. È al contrario la convinzione che nelle mani delle nuove generazioni sono riposte le speranze e le attese della nostra società. Spero che finalmente con la nuova riforma sulla scuola qualcosa cambi in positivo, il governo vuole puntare su una scuola più agile e a passo con i tempi. per essere  migliore ha bisogno di  certezze che siano prima di tutto relative alle risorse non solo economiche ma anche umane. Oggi più che mai c'è bisogno di rinnovamento, la nostra società impone ed esige impegno e preparazione. Soprattutto per l’accesso ad un mercato del lavoro che si è fatto via via sempre più concorrenziale e globale.

A voi studenti dico: Al di là di quale sia il percorso di studi che avete scelto, il traguardo sarà possibile raggiungerlo solo se saprete comprendere le esperienze che vivrete tra i banchi di scuola.

A voi docenti dico: la suola e palestra di vita, luogo di confronto, in cui si impara il senso civico delle regole, dove allenare il proprio senso di appartenenza e far gioco di squadra. Fate si che i nostri giovani, anche se tra tante difficoltà e peripezie (soprattutto economiche), possano esprimere al meglio le loro capacità, ed essere fieri di ciò che con fatica hanno conquistato.


E’ questo il messaggio di augurio che porgo agli studenti, ai docenti, e al personale scolastico

giovedì 11 settembre 2014

I SOGNI



Mondi che ognuno crea nella propria mente, e sacrificati nell’incontro con la realtà, spesse volte deludente e mortificante. Eppure sempre i sogni ci accompagnano per darci la possibilità di affrontare il quotidiano.




Potessi progettare  i mie sogni, e poi vederli sviluppati fuori, come  voglio io, o almeno fedele alla matrice che parte dalla mia mente… allora sì che tutto sarebbe vero, onesto e intenso. Ma resto disilluso, ... forse un giorno ...  camminando per la strada, con i pensieri che ronzano in testa, incontrerò quel sogno, e finalmente potremmo camminare insieme verso lo sfondo del mio quadro.



domenica 7 settembre 2014

LA FAMIGLIA NUCLEARE



La  famiglia  tradizionale,   la cosiddetta famiglia patriarcale, è oggi  più temuta  che  amata, non  la  si  combatte, ma  la  si dimentica. Essa si distingueva non solo  dall’estensione  dei rapporti di parentela, essa era una specie di  “”unità produttiva””. 
Ogni componente aveva un  compito ben preciso in base alle necessita e alle risorse della famiglia. Tutti facevano parte del patrimonio familiare, i maschi per la loro capacità lavorativa e le donne per la loro capacità procreative.

Con l’avvento della rivoluzione industriale, alle fattorie e alle botteghe si sono sostituite le fabbriche, facendo dilatare i centri urbani, inghiottendo quelle famiglie sradicate dalla campagna,  in squallide periferie. Sono gli anni del “boom” economico.
La causa fu la dispersione dei membri delle famiglie in luoghi di lavoro diversi, non riuscendo nè a mantenere vincoli durevoli con i propri parenti, nè a stabilirne altri con i vicini. Su cui dominava e domina onnipotente, ancora oggi,   ""la legge del profitto""

Questi limiti, vengono alla luce man mano che il nucleo familiare si assottiglia, e resta per così dire come un nocciolo spoglio della sua polpa. Le generazioni si separano, e le famiglie tendono a chiudersi nel suo nucleo biologico  (triangolo padre – madre – figlio).  Il nucleo si fa sempre più fragile,  perché ognuno dei suoi componenti, vive, durante il giorno, una vita separata, esposta  alle regole sempre più dure della competizione, accumulando tensioni che fatalmente si scaricano nei rapporti familiari.

Il padre riproduce l’autoritarismo, che subisce in ambito lavorativo, la madre insofferente della solitudine domestica, cerca sbocchi all’esterno e spesso non riesce a conciliare i tempi della sua vita, quello familiare e quello pubblico. I figli, a loro volta, riversano nel cerchio familiare l’aggressività e l’insoddisfazione che il mondo esterno provoca in loro.

Da circa cinquant’anni  questa corrosione del nucleo familiare, si è fatta più irresistibile, siamo entrati nella cosiddetta società dei consumi, dove i beni prodotti devono essere venduti altrimenti la macchina si ferma. Si devono incrementare i consumi, e perciò bisogna incrementare artificialmente i bisogni, così si investe nel lavoro (oggi assai raro) il tempo che fino ad ieri veniva dedicato alla famiglia, persino l’amore ne risente, il “”tempo amore””  è devastato dal “”tempo denaro””









mercoledì 3 settembre 2014

L’ANZIANO HA TEMPO ... “”ALLORA SI DIVERTE””




L’anziano ha tempo è deve occuparlo. Il motivo per cui il vecchio oggi non può fare il vecchio, ma è obbligato a comportarsi da giovane, è più profondo di quanto sembri, e deriva dal fatto che, nella società industriale esso non ha nessun ruolo. 


Nella società preindustriale, dove le informazioni si trasmettevano per via orale essendo la scrittura un privilegio per pochi, il vecchio aveva un ruolo determinante, perché era il detentore del sapere conosceva piccoli e grandi accorgimenti della vita che i giovani non potevano che apprendere da lui.

 In quella società il vecchio era il saggio oggi è un relitto, ecco che in quanto tali non valgono più nulla, possono rientrare in gioco solo se fan finta di essere giovani, se scimmiottano, un ben triste gioco.  Ormai c’è un pullulare di iniziative: palestre, viaggi organizzati, piscine, dancing, tutte dedicate a coloro che ormai si godono la tanta sospirata pensione.

Sarà ma io non riesco a non trovar penoso questo improvviso giovanilismo dei vecchi, o per meglio dire ed essere più precisi,  questa immagine che i mass-media vogliono appioppare a tutti i costi ai vecchi della società industriale.

So benissimo anche io che è importante per l’anziano muoversi, tenersi intellettualmente svegli, non tirare i remi in barca, ma mi pare che tutto ciò, da libere scelte secondo le proprie attitudini e i propri desideri, come del resto dovrebbe essere,  è diventato un obbligo un impegno coatto.

La verità che sta dietro tutte queste pur lodevoli iniziative mi sembra un’altra, ed è che oggi l’anziano ha perso il diritto di essere anziano, per essere accettato dalla società deve fare il giovane, invece di lasciarsi andare ai propri anni, alla propria stanchezza, alla “”pace dei sensi””. Ad una età che la natura aveva fin qui voluto fosse più di riflessione che di azione. Tutto questo non è più possibile, oggi anche gli anziani devono immergersi nelle nevrosi del nostro secolo è comunque in una età che sicuramente non è la loro, e anche se viaggiano e si muovono molto più di quanto facessero ieri, non è più protagonista della propria esistenza.  Perché un uomo è  protagonista della propria esistenza solo quando sa di essere ciò che è, e non quando è costretto a camuffarsi di ciò che non è…..

L’interesse per l’anziano, oggi deriva solo da interessi di mercato e non da sentimenti umanitari, non c’è da farsi soverchie illusioni, tanto è vero che ai bisogni veri, reali, autentici, degli anziani, che son bisognosi di aiuto e di assistenza nessuno ci pensa, perché non fanno mercato, non fanno business, non fanno consumo, non fanno neanche notizia. Altrimenti non ci sarebbe l’imprudenza di lanciare continue false illusioni del tipo: “” più sale da ballo e meno assistenza”” quando ciò che manca oggi prima di improbabili divertimenti, sono proprio i luoghi di assistenza.