giovedì 30 gennaio 2014

AMORE E TEMPO




C'era una volta un'isola, dove vivevano tutti i sentimenti e i valori degli uomini: il Buon Umore, la Tristezza, il Sapere... così come tutti gli altri, incluso l'Amore. 

Un giorno venne annunciato ai sentimenti che l'isola stava per sprofondare, allora prepararono tutte le loro navi e partirono, solo l'Amore volle aspettare fino all'ultimo momento.
Quando l'isola fu sul punto di sprofondare, l'Amore decise di chiedere aiuto.

Ricchezza passò vicino all'Amore su una barca lussuosissima e l'Amore le disse: "Ricchezza, mi puoi portare con te?" "Non posso c'é molto oro e argento sulla mia barca e non ho posto per te."
L'Amore allora decise di chiedere all'Orgoglio che stava passando su un magnifico vascello, "Orgoglio ti prego, mi puoi portare con te?", "Non ti posso aiutare, Amore..." rispose l'Orgoglio, "qui é tutto perfetto, potresti rovinare la mia barca".

Allora l'Amore chiese alla Tristezza che gli passava accanto "Tristezza ti prego, lasciami venire con te", "Oh Amore" rispose la Tristezza, "Sono così triste che ho bisogno di stare da sola".
Anche il Buon Umore passò di fianco all'Amore, ma era così contento che non sentì che lo stava chiamando.
All'improvviso una voce disse: "Vieni Amore, ti prendo con me“ Era un vecchio che aveva parlato. L'Amore si sentì così riconoscente e pieno di gioia che dimenticò di chiedere il nome al vecchio. Quando arrivarono sulla terra ferma, il vecchio se ne andò. 

L'Amore si rese conto di quanto gli dovesse e chiese al Sapere: "Sapere, puoi dirmi chi mi ha aiutato?"
"É stato il Tempo" rispose il Sapere
"Il Tempo?" si interrogò l'Amore, "Perché mai il Tempo mi ha aiutato?"
Il Sapere pieno di saggezza rispose:
"Perché solo il Tempo è capace di comprendere quanto l'Amore sia importante nella vita ed allo stesso tempo può aiutare a dimenticare un amore perso "


L’Isola dei sentimenti

di Giovanni Salvatore Paddeu



martedì 28 gennaio 2014

ESPRIMERE IL PROPRIO GIUDIZIO!!!




Gli esseri umani sono macchine per giudicare. Giudichiamo tutto quello che ci succede,  prendiamo un caffè e, mentre lo assaporiamo, un angolo del nostro cervello si sta domandando: “è buono? Mi sveglia? Ripeterò l’esperienza?” Non possiamo evitare di farlo, in effetti siamo così abituati a dare giudizi che quasi non ce ne rendiamo più conto, è un po’ come respirare.
Anche tu adesso, stai valutando il contenuto del testo: “è interessante? È utile? “  …. D’altro conto, anche io, come te esprimo un giudizio mentre scrivo: “mi sto esprimendo bene? Sarà utile?”

Non smettiamo mai di dare giudizi! Nemmeno i monaci buddhisti anacoreti, che si ritirano nelle grotte a meditare, possono smettere di farlo. Sicuramente sanno valutare meglio di noi, ma anche loro lo fanno.

Questa mania di dare giudizi, in definitiva, cerca di determinare se gli eventi siano buoni o cattivi per noi, favorevoli o dannosi, e perciò si rivela cruciale per il nostro equilibrio mentale. In realtà le possibilità per dare giudizio sono infinite, un determinato evento potrà essere brutto o fantastico all’infinito.


Le persone, però, più vulnerabili a livello emotivo, tendono a valutare tutto ciò che succede in modo terribile, guardando sempre l’estremità peggiore degli eventi. 

lunedì 27 gennaio 2014

TRA ME E IL MIO FUTURO



Mi sembra ci siano persone che aspettano il futuro come un’ossessione. Ovvero sono vampiri del presente che ne succhiano il sangue voracemente.

Il presente lo considerano come un ponte traballante fatto di canne di bambù. 

…Ricordi di anni passati mi sovvengono… quando a 20 anni pensavo "chissà cosa mi porteranno i 30" e così via. Però non ho mai avuto l'ossessione di raggiungerli. Ora che li ho raggiunti, la revisione degli anni mi porta ad una verifica: 20 anni insignificanti, 30 anni incasinati, alla soglia dei 40 anni cosi così, 50 vedremo…!Ho imparato che la costruzione progettuale del presente è la cosa migliore, perché il presente è l'unico tempo veramente "mio".

Il passato è andato, il futuro non ha niente a che fare con me e forse non lo raggiungerò mai. Fateci caso al presente: disegniamo le scelte, fabbrichiamo i progetti viviamo i nostri affetti. Comprendo l'angoscia o il volere che il futuro si affretti, solo in casi nel quale il presente è veramente orrendo, insopportabile: la speranza di cambiarlo passa da una cruna, verso il futuro.

Forse la mia è la visione di una persona che comunque ha raggiunto (dal suo passato al presente attuale) degli obiettivi. Raggiunti questi stepp, oltremodo positivi, potrei anche adagiarmi nel presente, sorta di "bon vivre"...

Ma non è così: amici e conoscenti a pari condizione, s'affrettano ancora verso obiettivi che a tutti i costi vogliono raggiungere assolutamente entro breve tempo, senza che abbiano capito che acuire i valori dell'oggi vuol dire prolungarne il gusto del domani …...


domenica 26 gennaio 2014

... METTI UNA SERA ... AL PRONTO SOCCORSO ....



Metti una sera, sabato sera, dopo aver passato una gradevole serata in compagnia di amici, ti accorgi di aver finito le sigarette. Come un qualsiasi fumatore, se senti la necessità di fumare, esci anche a notte fonda per andarle a comprare.

Ed è in questo preciso momento che ti tornano alla mente, le famose parole:  le sigarette fanno male, ma non credevo fino a questo punto. Vi chiederete il perché, bene, avevo appena schiacciato la dita nella portiera della macchina.... !!!

Senza farmi prendere dall’ira, a parte qualche imprecazione, compro le sigarette, e mi avvio verso il pronto soccorso, intanto avvertivo, mia moglie che se non mi vedeva arrivare, per sua sfortuna, non ero scappato con l’amante, inventando la solita scusa delle sigarette, ma che stavo andando al pronto soccorso per colpa delle sigarette.

Mentre  andavo immaginavo, angosciato, la fila di persone che attendono il proprio turno, chi con una gamba rotta, chi tutto sporco di sangue. Gente che si contorce tra gli spasmi addominali, altri che piangono per un parente che soffre. Da tarda sera fino a notte inoltrata in compagnia di chi aspetta il proprio turno su una sedia.

Mi siedo e comincio a guardare i compagni di sventura cercando di capire cosa avessero, per quella sorta di cameratismo che si crea fra chi ha  i soliti problemi, e che si trasforma in “morte tua vita mia” se c’è possibilità di essere visitati prima.

 Accanto ho una ragazza che ha mangiato pesante, lo deduco  dall’alitosi aroma cipolla con un retro gusto  di menta. In un angolo a sinistra una ragazza e un ragazzo che giocano con i rispettivi cellulari. Nessun sintomo…. Una signora anziana con la figlia mi sedeva di fronte, il suo era il caso più grave della stanza, codice giallo. Alla mia destra gli elementi più buffi, croce e delizia della serata: 

una mamma col figlio, abbastanza grande da poter guidare un camion e abbastanza piccolo da dover essere accompagnato. Lei  portava 2 Luis Vuitton sotto gli occhi. A discolpa, va detto che quando sono arrivato lei erano già 3 ore in attesa
I due nell’angolo continuano imperterriti a giocare, nulla e nessuno li disturba. I miei vicini invece…
MAMMA: Marco, stai calmo per piacere!
MARCO: Sì mamma… ma mi fa male!
MAMMA: lo dicevo di stare attento, vuoi fare l’uomo! Fuuuuu (soffia)
MARCO: ma ora chè mi fanno? Fuuuuu….
MAMMA: chè ti fanno chè ti fanno…. Ti visitano, ti daranno 2 puntini…
MARCO: Guarda, è arrivata un’ambulanza! (si alza e va verso gli infermieri che si muovono veloci)
MAMMA: Marco, vieni qui! Vieni qui ti ho detto! Fuuuuu… un’altra ambulanza…. Addiooooo….. che palle…. Eh, ma loro hanno voglia di finire sul giornale, eh? Ora vedi quante gliene dico…
MARCO: mamma, ma….
MAMMA: Marco stai calmo per piacere! Non ti agitare! Fuuuuuuuuu…
E avanti così, mentre l’orologio segnava le 00:30, poi 1:00, poi le …. E ancora si affacciavano e si registravano “clienti” notturni: 4 filippine di cui solo una “ammalata”, … Arrivano 3 marocchini, in camicia a fiorelloni e un sorriso a 24 karati..
“Noi cerca nostro amico…. L’infermiera comincia a cercare… nulla… loro insistono… ancora nulla… poi, un lampo di genio: l’infermiera estrae dal cubo magico un nome … è lui! I tre rispondono si…!!!   E l’infermiera con un sorriso sarcastico …. Risponde: lo hanno preso i carabinieri… !!! e i tre dove avere lui portato??.... l’infermiera senza togliere quel bel sorriso, …. Se non è qua e lo hanno preso i carabinieri …. Dove volete che sia il vostro amico …. !!!
 dietro le sbarre risponde Marco mentre  continuano a soffiare e la mamma  a brontolare. … Intanto un omino in angolo tiene in bella mostra una gamba con un gonfiore, la mostra e la gira, forse spera che qualcuno gliela compra … ad un certo punto l’uomo chiede il ghiaccio, l’infermiera: “ vuole andare in saletta per via della privacy?”  ma non fa in tempo che si cala le brache, e appoggia su il sacchetto di ghiaccio sintetico, sta 2 minuti e si ricompone… dopo 5 minuto la manfrina ricomincia…
 guardo l’ora nell’atmosfera surreale che è la sala d’attesa. Le due e mezzo. Fra i denti inanello un rosarione,  mi sono rotto, ora firmo e vado via!” esclamo, quando è troppo è troppo … vado dall’infermiera e le dico che me ne vado. Lei abbassa facebook, mi guarda e fa:
“Non è possibile, deve firmare, e  la  radiografia è già fatta… “
Le sorrido. “Scommettiamo?”
Sbuffa.. “Un attimo, si metta seduto… “
Torno a sedere e mi do un tempo, se entro 2 minuti non mi fanno sapere nulla, firma o non firma alzo il culo e me ne vado.
Non passa un minuto che arriva l’infermiera
“Spera… venga”
Bene, penso, mi fanno firmare!
Invece mi accompagnano in sala visita fra il mormorio dei codici verdi e gialli
“Vediamo se riusciamo a visitarla fra un paziente e l’altro” mi sussurra cercando di non farsi sentire. Mi sdraiano su un lettino, perché chi solitamente ha una probabile frattura alla mando deve restare disteso …!!!
 Intanto me ne stavo spaparanzato a guardare in faccia i miei ex compagni di avventura, che di sicuro mi maledicono.
Arriva la dottoressa e in cinque minuti guarda le radiografie, mi medica, mi avverte delle conseguenze, mi saluta e se ne va.
Finale: esco alle 4 di notte, io non ho niente di rotto, solo una grossa contusione, ho sonno, ma sto pensando di tornare anche questa sera  con i pop-corn però! 

giovedì 23 gennaio 2014

CHI IGNORA I PROPRI LIMITI PREPARA LA SUA ROVINA




“non dobbiamo solo conoscere noi stessi, ma anche il nostro limite, perché chi ignora il proprio limite prepara la sua rovina”.




Mi viene in mente che in questo le donne, grazie alla loro innata tendenza ad avere una visione della vita più concreta, potrebbero essere avvantaggiate.  Anche se si lasciano trasportare dalle passioni più degli uomini, forse hanno la possibilità, conoscendo i loro confini, di accedere alla felicità pura, a quella fonte inesauribile che nessuno può toglierci, perché non dipende da nessun altro, solo da noi stessi. 

LA FELICITA’ DELIRIO O INCANTO?



Prima tocchi il cielo con un dito,  un istante dopo sei uno straccio. È inevitabile quando la nostra gioia dipende non da noi, proviamo invece a capire chi siamo, che cosa ci fa star bene e quali sono i nostri limiti. Perché quella che costruisci su te stesso dura per sempre.




Un sentimento effimero la felicità, anche se tutti abbiamo vissuto momenti che non si possono definire in nessun altro modo: pura estasi.

Quando l’inaspettato accade siamo felici, ma come mai non riusciamo a far durare questa felicità?

Una cosa è certa quando siamo felici, viviamo nel terrore di non esserlo più, e anche se abbiamo la sensazione che possa durare in eterno, sappiamo che tutto potrebbe finire da un momento all’altro. Non godiamo mai pienamente della felicità, neanche quando dall’esterno abbiamo tutto per essere felici. Per esempio mi sono sempre chiesto come mai si parla di persone che dopo aver vinto enormi somme di danaro alle lotterie, viene fuori che sono dopo cadute in rovina, come se fossero state incapaci di andare oltre quel momento.

Il punto è che quella felicità non c’è la siamo guadagnata,  in pratica in una condizione di felicità di questo genere non possediamo noi stessi, ma siamo posseduti dall’altro...

La felicità è vera solo se ce la conquistiamo da soli. Molti manuali e  molte tecniche comportamentali negli ultimi anni anno dispensato consigli che possono essere riassunti in un diktat: sii positivo, togli dalla tua testa ogni pensiero negativo, ascolta musica allegra. 

Tutto questo non basta per essere felici, perché anche in quel caso siamo passivi, ad esempio ascoltiamo la musica ma non la creiamo, e i pensieri, poi, ci vengono e il colore non lo decidiamo noi.


Ecco allora la risposta, la felicità quella vera, non ci vuole passivi, ci vuole attivi, la dobbiamo costruire. Come insegna la filosofia del “mettere in pratica –conosci  te stesso-“;  se evitiamo questa conoscenza, nella vita prendiamo solo abbagli, inseguiamo modelli che non ci corrispondono, e non inseguiamo le nostre reali inclinazioni. In pratica non ci esprimiamo attraverso quello che gli antichi chiamavano il nostro “demone”, dal quale scaturisce la nostra felicità.

martedì 21 gennaio 2014

LETTERA AL VECCHIO BRONTOLONE


Domenica grazie alla curiosità di mia figlia, (perché la curiosità è donna) è tornata alla luce la cassetta dei miei ricordi, e vedere lei leggere con tanta avidità, quello che io custodivo gelosamente,  mi ha fatto venire un colpo al cuore.


Tra le tante cose ho ritrovato una lettera indirizzata al mio "vecchio brontolone" perché è cosí che l'ho chiamo, e vuoi per orgoglio di un ventenne, vuoi per soggezione, non ho avuto mai la forza di dargliela....



È son qua papà a scrivere di te....e chissà poi perché...  
forse non la leggerai mai... Ma io la scrivo lo stesso...
perchè ora il cuore mi sussurra questo. 
Forte testardo e istintivo .... ma così piccolo e tremendamente fragile davanti ai sentimenti veri.....sono come te papà?
 chissà! Ricordo da bambino, ti sfidavo....
mi amavi e mi perdonavi... Un figlio come me.....
difficile da gestire..un uragano in piena. Ma tu.... 
sempre e comunque al mio fianco, non mi hai detto mai  
ti voglio bene, ma io lo sentivo...lo sento...e... 
le parole a volte sono superflue quando il cuore parla.
 E tu mi parlavi con il cuore, coi tuoi occhi, 
con quelle parole a volte dure.
 Grazie babbo, per ciò che sei stato, per ciò che sei
 e per ciò che mi hai reso. Grazie di tutto.....
e non scordare che per me sei e sarai un
SUPERPAPA' ! 

Se questo è un segno del destino... Allora oggi stesso farò si che esso faccia il suo corso...
userò inchiostro e carta, come si faceva un tempo, voglio rievocare quel gesto a mè tanto caro di scrivere con la mano. Perché  in ogni singola sillaba ci sia l'amore che io provo per il mio "vecchio brontolone"

LA MEMORIA È UTILE O ZAVORRA






Anni ed anni di meditazione… per scoprire la giusta misura? Macché essa è nella semplicità della risposta immediata che siamo in grado di dare al momento opportuno, rispondendo del tutto spontaneamente e semplicemente all’esigenza, del presente….

Le cose cambiano e non serve portarsele appresso, la memoria  è utile se ci aiuta a non ripetere gli errori del passato, contemporaneamente è una zavorra se ci impedisce di compiere nuove esplorazioni e ricerche.

dal punto di vista etico ed umano possiamo anche non essere d’accordo con ciò che siamo costretti a vedere ed a compiere nella società, perché noi non  sappiamo i motivi per cui le cose avvengono e  come avvengono. Così dobbiamo sentirci liberi da ogni schema, non temendo di cadere in  contraddizioni.

Ricordiamo sempre che possiamo solo compiere ciò che è per noi possibile… Non ciò che riteniamo dovrebbe essere… E poi come dovremmo porci di fronte ai dettami della legge di causa effetto? Come dovremmo considerare  la favola della reincarnazione…?  Libero arbitrio, predestinazione, o miglioramenti voluti o causali?...  

A volte anch'io  racconto delle storie, che stanno nella mente, che rientrano nel funzionamento empirico nel mondo, esprimendo  un modo razionale di percepire la vita. Ma  nel mio intimo so che son tutte  favolette, so che la verità non ha bisogno di giustificazione alcuna, né di spiegazioni. Uso dei sotterfugi.. per poter guardare le persone negli occhi e scorgere la loro anima, toccare il loro cuore e sentirmi una parte di loro. 

Assomiglia ad una commedia?  Beh, occorre pur adattarsi al sogno.. finche si sogna.. A che serve districarsi dalle considerazione sul bene e sul male con giustificazioni che infine rientrano nell'illusione? Tanto vale adattarsi e compiere quei gesti che sono in armonia con la nostra natura umana, che ci consentono di poter condividere al meglio le nostre emozioni ed i nostri pensieri con il prossimo... Sia pur che ciò non è necessario per “essere quello che realmente siamo”. 

Ma perchè limitarsi, perchè non  amare il proprio sogno? In verità l’armonia  non è basata su ciò che entra dalla bocca, ma da ciò che ne deriva, ovvero come riusciamo a centrarci al nostro interno, ritrasmettendo parole ed   amore all’esterno!! Allora come bisogna porsi per migliorarsi nei comportamenti? La cosa migliore è "tendere verso",  finché la cosa non avviene da sola, senza intenzione…

sabato 18 gennaio 2014

L'UOMO E LA DONNA HANNO ANCORA UN RUOLO NELLA SOCIETÀ MODERNA?







Prima d'iniziare questo discorso, voglio premettere, a scanso di equivoci, che non sono contrario alle pari opportunità tra uomo e donna, ma che esistono dei limiti invalicabili che sia l'uomo che la donna non dovrebbero  oltrepassare.

 Oggi i  ruoli dell’uomo e della donna sono diventati così indistinti che molte persone sono confuse su quali siano i ruoli ideali che un uomo e una donna dovrebbero ricoprire. Questo ha danneggiato i rapporti di coppia e ha persino causato confusione circa l’identità delle persone.

Tanto desideriamo creare un’uguaglianza semplice e chiara (in accordo con la nostra percezione di uguaglianza) quanto, alla fine, sia l’uomo che la donna non ne ottengono alcun beneficio. Questo non ha reso la nostra vita più equilibrata, armoniosa, bella o felice, perché il modo con cui cerchiamo di creare “uguaglianza” va contro le leggi della natura.

Invece di apprendere dalla natura come organizzare le nostre vite, abbiamo pensato di essere al di sopra di essa, ed abbiamo “inventato” i nostri ruoli. Ciò non di meno le nostre vite ci dimostrano, di fatto,  che noi facciamo parte della natura. Quindi, dobbiamo lasciare che la natura ci insegni come creare rapporti di coppia perfetti e come vivere in armonia l’uno con l’altro.  .

venerdì 17 gennaio 2014

L'ILLUSIONE DI SAPERE



Sarò uno spettatore attento, non ostacolerò i ricordi, ma lascerò che essi si facciano avanti nella sequenza che hanno stabilito, per un fine che non voglio conoscere. Sarò attento perché non voglio perdere neanche un fotogramma, un particolare, un’emozione: lascerò che esse scorrano dentro di me liberamente, senza resistenze.Arriverà il giorno, quel giorno, quando toglierò il cellophane dalla mia sedia a dondolo e la posizionerò davanti al quadro della mia vita, quel quadro ce mi ha incendiato l'anima, la fiamma del mio cuore, e dopo aver messo sul piatto dello stereo “Kind of Blue” di Miles Davis –
 o sarà “Giant Step” di Coltrane, non ho ancora deciso, mi siederò a guardare oltre la vetrata, in compagnia della musica e del fidato pacchetto di sigarette  o forse avrò smesso di fumare, chi lo sa, e mi abbandonerò, lascerò scorrere dentro di me il film della mia vita – o saranno immagini, foto, come posso saperlo ora.
I primi a venirmi incontro saranno di sicuro gli amici con i quali sono cresciuto, ho diviso i momenti più divertenti della giovinezza, le risposte alle prime domande, le sfide al mondo dei grandi, le partite a pallone, il banco di scuola, i primi lenti a luce soffusa. Poi si affolleranno intorno a me tutti gli altri, gli amici da adulto e i parenti, e di ognuno ricorderò un episodio, una frase, un tempo; ricorderò come li avrò visti dissolversi nel tempo, come vapore, svanire, figure che diventano indistinte e insignificanti se non fosse per l’amarezza che rimane.
Immagino che, inevitabilmente,  alla già numerosa compagnia si uniranno, a questo punto, gli amori che mi hanno attraversato. Quello che credevo per tutta la vita, uno che poteva essere per tutta la vita, un altro che arrivò nel momento sbagliato. Amori che hanno tolto, portato via qualcosa, altri che hanno aggiunto, arricchito. Svaniti nel nulla, alcuni.
A questo punto la stanza sarà affollata, per la prima volta li avrò con me tutti insieme, e sicuramente sarà un’emozione forte vederli, riconoscerli, ricordarli.
Sarà un momento di una smisurata commozione e trepidazione e di sicuro coglierò l’occasione, irripetibile e impareggiabile,  per un globale, generale, complessivo e liberatorio.
Arriverà quel giorno, il sole tramonterà – o sarà l’alba a lasciare posto al giorno, non ho ancora deciso – Davis o Coltrane avranno finito di suonare e allora sentirò i rumori e le voci provenire dalla cucina: le voci, di grandi e di piccoli, che mi piacerebbe sentire, quelle che ho amato, che amo e che saranno rimaste ad amarmi.

LA VITA NON SI PREOCCUPA DEI VOSTRI PROGRAMMI


tutto, nel nostro mondo, scorre con i proverbiali cicli della vita. Scorrono dilaganti da una parte all’altra dell’intera previsione della vostra energia. Lo potete vedere ad ogni livello, se avete il coraggio di guardare.

Potete vedere che i cicli sono lo stato iniziale e finale di ogni cosa che ha a che fare con i vostri sforzi particolari nel mondo umano. Quindi aprite questo ciclo d’energia e vediamo quanto possiamo portalo avanti oggi.

Nel vostro viaggio, dovete sapere questo  – avete bisogno di comprendere che il vostro viaggio è una domanda costante. Il viaggio è una ricerca costante. E’ una costante domanda d’evoluzione. Non arrivate mai, passate attraverso. Passate attraverso un livello di consapevolezza ed entrate nel successivo, e quello è un ciclo. Non arrivate mai ad un punto, tuttavia passarne attraverso fa sì che un nuovo ciclo si sviluppi. E, una volta che potete imparare come determinarli, utilizzando i diversi poteri che sono a vostra disposizione, giungete alla più grande chiarezza di tutto il genere umano. Quella è la chiave per la vita stessa.

Non avete bisogno di preoccuparvi di avere una vita che è troppo bella. So che potrebbe sembrarvi strano, ma alcune persone si preoccupano veramente di avere una vita così bella che non meritano. Ma non vi dovete preoccupare di questo, perché voi non arrivate, passate semplicemente attraverso per cicli. E, nella misura in cui voi attraversate, create un nuovo gruppo di avventure, un nuovo gruppo di lunghezze d’onda, una nuova vibrazione, e quindi credetemi, si sviluppa un nuova parte del vostro ciclo.

martedì 14 gennaio 2014

E' PIU' FACILE CAMBIARE SE STESSI



Anni fa lessi un breve racconto di Tolstoj, “La felicità familiare”;
non mi entusiasmò molto, evidentemente ancora non avevo conosciuto la complessità della vita coniugale. Di recente l’ho riletto e ho trovato diversi spunti di riflessione, che voglio proporvi.
Una frase in particolare, che per la verità sembra scontata a me , invece, ha fatto rivedere come in un flash tutta la mia vita, “è più facile cedere a se stessi che piegare gli altri”;
leggendo questa frase mi sono rivisto nel mio rapporto con mia moglie, nell’assurda presunzione di voler cambiare. Quante liti ci sono state per l’incapacità di vedere l’interezza della persona e non tratti particolari.
Quando smetti di fare la guerra, che alla fine è quasi una guerra a te stesso, ti rendi conto che tutto può essere “sopportato” se ci si accosta alle differenze, anche se queste sono lontane dal nostro modo di essere, se si lascia agli altri la libertà di vivere la loro vita nel modo che ritengono appropriato.
Concludo con questo brano che chiude il racconto e che per la mia vita calza come un vestito cucito su misura:

L’antico amore mi divenne una rimembranza cara e irrevocabile, e un nuovo sentimento d’amore per i miei bambini e per il padre dei miei bambini mise principio per me a un’altra vita, oramai del tutto diversamente felice, e che io non ho ancora finito di vivere nel momento presente”.

lunedì 13 gennaio 2014

ASCOLTARE ED EDUCARE



Oggi pomeriggio riflettendo sulla chiacchierata fatta questa notte con una cara amica, riflettevo sulle parole ASCOLTARE ed EDUCARE,  secondo il dizionario della lingua italiana:

“Trattenersi di proposito a udire attentamente”. Ascoltare vuol dire, quindi, sospendere le nostre attività per dedicarci ad un’altra persona con un atto volontario.
Ascoltare vuol dire udire attentamente, dunque, sottolinea il fatto che siamo coinvolti, che c’è un impegno da parte nostra, altrimenti potremmo solamente sentire l'altro che parla come se fosse un rumore di sottofondo.
Vuol dire anche che ci interessa tutto ciò che viene detto, che prima di tutto viene l'atto di ascoltare dopo di che l'educare. L’Ascolto è una relazione fondamentale degli esseri umani che permette l’Incontro e la Crescita di tutti!

La famiglia ha la grande responsabilità di educare i figli, compito sempre più difficile in una società liquida, dove si consente che i valori scivolano via e dove prende sempre più piede la cultura del provvisorio. La famiglia quindi deve rimboccarsi le maniche e attingere alla fonte educativa.

L'ascolto non deve mai mancare tra i vari componenti della famiglia, perchè senza ascolto non si possono creare relazioni autentiche, nè in ambito familiare nè al di fuori di esso. 
E' importante quindi che la famiglia accompagni i figli nello scoprire i propri talenti, affinchè questi non rimangano potenzialità, senza poter fiorire, ed essere messe a disposizione degli altri.


La consapevolezza di essere genitori, non ci può lasciare indifferenti, essenziale diventa trasmettere e testimoniare il valore della gratitudine verso chi ci vive accanto e, in particolare verso chi è meno fortunato.

domenica 12 gennaio 2014

VOCAZIONE O PROGETTO?





L’alternativa tra i due termini, che provocatoriamente ho voluto evidenziare non esiste, perché  in realtà  essi sono complementari. Tutti e due indicano la responsabilità con cui una persona affronta le decisioni di dare una configurazione alla propria esistenza: chi voglio essere? Che cosa voglio fare nella mia vita?


Tale decisione mette in movimento in noi tutta una serie di idee che ci attira irresistibilmente nel delineare il proprio futuro. Si tratta dunque di individuare quell’ideale su cui puntare l’intero capitale della propria vita – i propri talenti – alla fine, dunque, si può dire che la vocazione conduce per dinamismo a farsi progetto di vita, ed è prerogativa dell’uomo riconoscerle e accoglierle con responsabilità e libertà.

La scelta di seguire la propria vocazione è l’approdo alto a cui è finalizzato il processo educativo.  si capisce allora quanto sia importante l’educazione, dalla nascita fino alla maturità, e solitamente non coincide con la sua condizione di adulto, ma questo momento,  questa scelta, ha il suo periodo d’incubazione, che non è uguale per tutti.

E a questo fine diventa importante il ruolo dell’educatore che si pone di fianco in un dialogo fraterno e autorevole. E’ un aiuto che mentre consente a ciascuno di scoprire i propri talenti fa emergere, passo dopo passo, i modi e i luoghi migliori per investire.

sabato 11 gennaio 2014

IL ROSSO MI HA DONATO LA VITA


Correva l’anno 1988, appena maggiorenne, io giovane, e intraprendente, con tanti progetti per la testa, è un solo obbiettivo, divertirmi, poi un giorno, leggo un annuncio, un annuncio che mi ha cambiato la vita, cercasi urgentemente donatori di sangue intero". Da allora lo faccio regolarmente E oggi dopo 25 anni sono arrivato alla mia “udite udite, alla mia C E N T E S I M A  donazione.



Tutti questi anni mi hanno riempito il  cuore, come i donatori che si recano puntuali ai centri di raccolta, per dare il loro contributo.
Anche questa mattina,  come sempre felice ed emozionato esattamente come fosse la prima volta, sono partito per la mia fatica donazione, la numero 100, ignaro di cosa mi stava attendendo.… Entrato in sede, mi sono subito reso conto, che si respirava un atmosfera particolare, erano tutti sorridenti e al centro del salone una enorme torta con scritto AUGURI, credendo che fosse il compleanno di qualcuno ho chiesto chi era il festeggiato, ma nessuno lo conosceva, mhaa !!! ho pensato, è sono andato avanti. Come sempre prima della visita di rito con il dottore ho compilato il questionario con le solite domande, e dopo mi sono avviato verso la sala prelievi.

Qui ho scoperto l’arcano mistero, ho trovato tutti gli infermieri, il capo sezione e tanti avisini che mi scortavano verso un lettino confezionato apposta per me, tutto addobbato e con un enorme mazzo di fiori, rigorosamente rossi, pronti ad aspettarmi, potete immaginare la mia emozione.

 Dopo il prelievo neanche il tempo di riprendermi dallo schock e subito un altro premio, il diploma di benemerenza, quel diploma che ti fa entrare nell’olimpo dei donatori, e che noi tutti sogniamo.
 Che belle sensazioni che ho provato, non per la festa a me dedicata, ma per quello che ho fatto, perché sicuramente ho fatto qualcosa per qualcuno, e di questo ne sono fiero e un tantino orgoglioso.

Donare è gesto semplice che puoi compiere a favore della collettività. Un gesto utile poiché diventare "donatore" significa occuparsi degli altri facendo aumentare la disponibilità di "emocomponenti che possono consentire a molte vite di essere salvate. il sangue e' un tessuto indispensabile per la vita che ancora non si può riprodurre in laboratorio. Non solo. Diventare "donatore" significa anche occuparsi di se stessi, poiché per "donare" devi e puoi beneficiare di un piccolo ma serissimo "controllo" sulla tua salute.

Onestamente pensando, parlando dentro di me e scrivendo potrei forse continuare per ancora più pagine, ma voglio simbolicamente fermarmi qui, in modo da lasciare spazio, voglia, penna e passione per chi ha voglia di raccontare e commentare gli eventi futuri, sperando che abbondino ….…


giovedì 9 gennaio 2014

NON MI SVEGLIATE.

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SE LA VITA E’ TROPPO GRIGIA, CHIUDETE GLI OCCHI E FANTASTICATE , PERCHE' QUANDO LI APRITE COMINCIA IL BELLO



Spesso mi succede di perdermi nei miei pensieri, e lì m’incanto finchè non sento la voce di mia moglie arrivare da molto lontano “c’è qualcuno?” 

mentre fuori la mia vita scorre apparentemente ordinaria, nella mia testa si consumano imprese eroiche e rischiose. Nella mia testa si respira una specie di nostalgia per le cose vintage: le foto su pellicola, i telefoni pubblici ecc. ecc.

Faccio parte di una generazione che ha assistito al debutto di sistemi e apparecchi ora d’uso comune: i videogame, il cellulare, il web, sono di quelli che ancora ricorda cosa vuol dire costruire qualcosa di tangibile, partecipare a un progetto con altre persone.

Rimpiango quei tempi? Apprezzo tutti i vantaggi  della tecnologia, ma ora i processi di lavoro sono diventati virtuali e individuali, e cosi ci si dimentica di vivere, di uscire per strada.

Dopo una vita trascorsa ad osservare tra paesaggi bellissimi e storie di personaggi  straordinari, sono arrivato a un punto della vita in cui sento molto il genere di conflitto che affligge chi dentro si sente diverso da come gli altri lo vedono.  Ora non mi resta di riconnettermi con il mio passato e mantener la mente vigile nel presente.


Dove trovo la forza dove da dove assimilo Il mio carburante? Sono i sogni che ho coltivato fin qui.

domenica 5 gennaio 2014

ESSERE VOLONTARI OGGI ....

 Questo post serve a far capire che oggi si da un estremo valore al guadagno immediato e non si da spazio alla possibilità di fare esperienze diverse che possono aprire nuove orizzonti sociali.


In Italia la parola “volontariato” non è conosciuta, nel senso che spesso le persone sono restii riguardo a quest’esperienza, in quanto pensano di non avere il tempo e le capacità necessarie. La società attuale è  particolarmente individualista , e pensa che dietro a quello che offre debba esserci necessariamente un guadagno, senza pensare che queste esperienze generano affetto, amore e riconoscenza. 

Eppure numerosi bisogni della società trovano oggi una risposta adeguata grazie all’impegno civile e al volontariato di persone, in particolare di giovani.

Il volontariato apre alla ricerca del bene, di come spendere la vita, di come spenderla in piccole attività, ma anche in forma più impegnativa, più esigente. Quei tanti piccoli si alla vita, al servizio degli altri, al restare vicini alle persone sofferenti sono come gradini di una scala che porta su, verso un amore più pieno. Sono come un allenamento per trovare le risorse interiori per decidere nella vita che persone essere.

Talvolta non è facile essere volontari: si incontrano problemi sofferenza, e il proprio intervento appare modesto, quasi ininfluente, come una goccia nel mare. Talvolta ci si scoraggia, altre si rischia di essere ipocriti (ci si sente migliori di altri) oppure si è scostanti per i molteplici impegni.Forse è anche per questo che fare volontariato aiuta a maturare, a  crescere, a porsi interrogativi. 

La mia esperienza personale nel volontariato mi ha fatto crescere interiormente, ho conosciuto persone straordinarie che mi hanno aiutato a trovare delle passioni e degli interessi che non credevo mi appartenessero.

sabato 4 gennaio 2014

ESSERE GIOVANI







La giovinezza non è un periodo della vita

essa è uno stato dello spirito,
un effetto della volontà,
una qualità dell’immaginazione,
un’intensità emotiva.

Non si diventa vecchi per aver vissuto
un certo numero di anni,
si diventa vecchi perché si è abbandonato
il nostro ideale.
Gli anni aggrinziscono la pelle,
la rinuncia al nostro ideale aggrinzisce l’anima.

Le preoccupazioni, le incertezze, i timori ed i dispiaceri
sono nemici che lentamente ci fanno piegare verso la terra
e diventare polvere prima della morte.
Giovane è colui che si stupisce e si meraviglia,
che domanda come un ragazzino insaziabile: e dopo?
che sfida gli avvenimenti e trova la gioia al gioco della vita.




Voi siete così giovani come la vostra fede,
così vecchi come la vostra incertezza,
così giovani come la vostra fiducia in voi stessi,
così giovani come la vostra speranza,
così vecchi come il vostro scoramento.
Voi resterete giovani fino a quando resterete ricettivi,
ricettivi a ciò che è bello, buono e grande,
ricettivi ai messaggi della natura,
dell’uomo, dell’infinito.



West Point (Stato di New York, USA, 1945)

venerdì 3 gennaio 2014

AMORI ANONIMI



Una delle manifestazioni più grandi della paura presente negli esseri umani è la creazione dei miti. Non mi riferisco ai miti che sono oggetto di studio della mitologia. 

Il mito di cui voglio parlarvi è l'amore. A noi sfugge l’essenza dell’amore, sfugge ciò che esso è realmente. Possiamo forse individuarne i contorni, possiamo descriverne gli effetti, possiamo magari anche comprenderne l’origine; ma non riusciamo a descriverlo poiché la natura dell’amore rimane un mistero. 

Noi continuiamo a illuderci di poter ottenere una garanzia a vita sulle nostre storie e sui nostri sentimenti d’amore. Ma finché pensiamo che ponendo qualche vincolo sia possibile costringere l’amore a durare per sempre, saremo inevitabilmente perdenti, delusi, e quindi infelici.

Penso che siamo tutti vittime della convinzione secondo la quale l’esperienza più sublime per un essere umano consista nel vivere un rapporto a valenza sessuale con un partner.

Questa convinzione ci ha fortemente limitato nel rapporto con l’altro sesso o con lo stesso sesso, a seconda delle nostre propensioni; di fatto, addirittura in competizione come potenziali nemici.

Propongo di riflettere sul fatto che tra due esseri umani non c’è solo la possibilità di fare sesso, mentre spesso pare invece che questa sia proprio la principale, se non l’unica, giustificazione alla relazione. andrebbe riscoperto l’amore platonico, che si attribuisce soltanto ai ragazzini. In una relazione platonica è possibile vivere quell’amicizia, quella stima, quella fiducia, che di rado in una relazione amorosa vengono realizzate compiutamente.


È sulla realtà che ci è dato di vivere che dobbiamo invece confrontarci; ed è confrontandoci con un amore che in realtà sta declinando, che possiamo osservare noi stessi e tutto ciò che ci succede dentro. Se il nostro sguardo continua a restare fisso sul quadretto, non possiamo fare altro che sentirci traditi, sfortunati, disgraziati, vittime di un destino che non ci dà quello che ci meritiamo.

giovedì 2 gennaio 2014

PERDERSI TRA IL MISTICO E LA REALTA'



Il mistico sviluppa la sua mente elevandola con pensieri, azioni e sentimenti puri,  e segue solo quest'ultima linea di pensiero. Qualunque siano le differenze fra i principi del bene e del male indicate da una fede religiosa, non troverete mai due individui che sono in disaccordo su questo principio naturale. Ogni anima cerca la bellezza; e ogni virtù, ogni merito, ogni azione buona non è altro che una scintilla di bellezza. 
Con questa morale, il Sufi non ha più bisogno di seguire una fede o un credo particolare, di attenersi ad un sentiero particolare. Egli può seguire il cammino dell'indù, il cammino dell'islamita, il cammino di qualsiasi fede o chiesa, purché percorra la via regale, che considera tutto l'universo nient'altro che un'immanenza della bellezza.

 Nascete con la tendenza di ammirarla in ogni sua forma e non potete essere così ciechi da rendervi dipendenti da una sola linea di bellezza. Non la otterrete dagli altri. Date la vostra! Rendete le vostre azioni, i vostri pensieri bellissimi e lasciate che gli altri ricevano la vostra bellezza.