mercoledì 20 novembre 2013

SARDEGNA: IMMORALE PARLARE DI FATALITA'


abusare cinicamente della parola «destino»



La Sardegna. L’isola delle meraviglie, delle spiagge bianche e del mare azzurro smeraldo, di un entroterra ricco di fascino e di storia, è stata trasformata in qualcosa di spettrale e terrorizzante. Una tragedia immane, che mette i brividi.

solitamente in queste occasioni non riesco a polemizzare, ma sento solo l’esigenza di stringermi attorno alle popolazioni colpite dall’ennesimo disastro ambientale, però non riesco ad esimermi dall’esprimere alcune rabbiose considerazioni.

La mia  è rabbia quella che provo nel contare, ancora una volta, le vittime di una tragedia evitabile, è  rabbia quando ascolto il Presidente della Regione Sardegna affermare che “La morte violenta dei cittadini sardi  è  causa di una fatalità”.  abusando cinicamente della parola «destino»

Questi signori non lo sanno che il destino è una cosa seria, fuori dalla loro portata. Il destino non è quindi la pioggia che cade, ma è l’argine invaso dai detriti non sgomberati. Non è il torrente che ingrossa, ma è senz’altro la casa che gli è stata costruita nel letto dove doveva scorrere. Non è il fango che scende a valle, ma di sicuro è la via chiusa tra villette a schiera che gli fa da diga.  

Il destino è un progetto con nomi e cognomi e non è cieco né baro: dipende da noi, quindi chi parla di fatalità è colluso con i pescecani del cemento.

 Sta in questo pensiero la radice del disastro che il nostro territorio subisce in modo continuo. Alcuni giorni fa le Marche, in questi stessi giorni la Basilicata e la Calabria

.. I sardi, che  hanno dato di sé stessi al mondo, una prova di solidarietà, che avrebbero di certo preferito risparmiarsi, davanti a questa evidenza, pagata a prezzo carissimo, non può chiedere a sé stessa l’ennesimo silenzio.  L’offesa più grande sarebbe affidarsi per l’ennesima volta a un dopo che non arriverà mai, come non è arrivato nelle alluvioni  precedenti: disastri ciclici tutt’altro che millenari, al punto che la mia generazione ne ha già visti troppi. . E’ ora di dire basta per sempre. Basta a dover piangere morti ingiuste dovute all’incuria e all’avidità. Basta con lo scempio del territorio.


Purtroppo però, fra qualche giorno, seppelliti i morti, non se ne parlerà più, fino alla prossima “FATALITA’”. Del resto è questo lo specchio dell'Italia.




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